Impressioni

“I Mari di Trani” sembrerebbe semplicistico, invece la capacità interiore e costruttiva dell’artista va oltre; oltre lo spazio, oltre l’orizzonte, oltre la natura. La spazialità fra il cielo ed il mare non taglia l’immagine anzi l’abbraccia, un afflato tra spirito e corpo.
Nelle creazioni di Trani c’è più di quello che si vede: secondo la sensibilità del fruitore si possono percepire gli elementi che spiccano dalle tele, l’aria quasi brezza, con nuvole rincorrenti, l’acqua del mare, anzi dei suoi mari fermi o ondeggianti e vivi, la terra con le sue sabbie o gli isolotti adagiati su brume tranquille, il fuoco dei suoi tramonti, pennellate dolci e curve, come un abbraccio.
Le opere di Trani sono un abbraccio fra l’universo corporeo e l’anima intima del guardante, non semplici mari, ma unione e divisione fra spirito e corpo, uniti.
Trani innalza la faziosità e la ripetitività delle marine ad alto intellettualismo, non cielo, non mare, non terra, ma un intimo afflato, un sospiro di zeffiro, un dolce malinconico abbandono fra spirito e corpo.
Ginco Portacci

Le distese azzurre di Alessandro Trani sono vasti campi cromatici, sereni impasti pittorici che trascendono l’immagine marina per avventurarsi in libertà espressive. La quiete dell’orizzonte piano rapisce lo sguardo e lo accompagna verso l’infinito. È lì che si trova il suo pensiero, nella pittura pura, quasi astratta, non oggettiva e atemporale ma che si realizza nella liquidità lucida della composizione. Lo spazio appare identico, ampio e autoreferenziale e al contempo dimentico di ciò che lo circonda e pronto a perdersi in se stesso. Entrano in queste composizioni le sottili sfumature di una luce che filtra l’immagine rendendola aperta, quasi incompleta ma libera da costruzioni fittizie.
I quadri di Trani sono strisce uniformi solcate da sfumature che mescolano i livelli spaziali producendo effetti sempre diversi. La tendenza all’immateriale è accentuata dall’unità cromatica che rende ambigua la percezione, ne appiattisce la profondità ottenendo una prospettiva abbreviata. Appaiono talvolta nelle tele degli elementi naturali, basi fittizie del percorso, architetture emozionali che sorreggono un intimità estetica. Quando la pittura si immerge nel colore, attraverso ampie campiture, i luoghi ritratti sembrano sfuggire al clamore urbano per ritornare alla pittura en plen air, oasi di vacuità emozionale.
Graziella Melania Geraci

Chi osserva per la prima volta i dipinti di Alessandro Trani può incorrere nell’errore di credere che si tratti di rappresentazioni realistiche di paesaggi marini. Se però riesce ad andare oltre ciò che vede in superficie, si accorgerà che sono paesaggi dell’anima e che la cifra figurativa più profonda è la capacità poetica di cogliere il mondo sommesso che palpita al di là del reale.
Ciò che colpisce nelle opere di Trani è la ricerca incessante dell’infinito che si intravede laddove il cielo e il mare paiono congiungersi in un afflato d’amore. La straordinaria capacità dell’artista di utilizzare con disarmante naturalezza il colore dà alle sue opere una varietà di livelli di lettura che permettono a qualsiasi fruitore, in base alla sua preparazione e al suo gusto, di scorgere un mondo che si allarga man mano fino a fargli sentire le vertigini di un universo nascosto pulsante di vita.
Ed è la vita, con il suo mistero, alla base della pittura di Trani. Gli stessi elementi primari utilizzati in forme e sfumature sempre diversi, cioè il cielo e l’acqua che sembrano fondersi e confondersi in un orizzonte appena percepibile, sono la chiave di lettura delle opere di Alessandro Trani.
C’è in lui un desiderio inesauribile di cogliere il mistero, di immergersi in una natura semplice, ma viva, ora madre benevole, altre volte matrigna fredda e ostile, in cui l’uomo cerca di penetrare per ritrovare se stesso e i valori primordiali di un’umanità errante che ha smarrito la sua natura più vera.
In questa immensità l’uomo non si perde, non naufraga come il pensiero leopardiano, ma vede la sua strada, difficile ma nel contempo affascinante, per ricongiungersi agli “interminati spazi” e ritrovare la pace dell’anima.
Prof. Giovanni Casaura

Connotato comune alla produzione artistica di Alessandro Trani sono le raffigurazioni del mare. Cromatismi esaltati da pregevoli sfumature, stupende gradazioni di blu che ci proiettano verso l’infinito e ci fanno sentire immersi in un totale oblio. Sono mari puri, incontaminati, che non hanno bisogno di altre presenze perché solo così possono trasmetterci il senso di una natura primordiale, vergine e silente. Le dimensioni delle sue tele sembrano non bastare ad immagini che sconfinano nell’immensità.
Prof. Claudio Lepri

“Solcare” i mari di Alessandro Trani è tuffarsi in un universo di assenze e di solitudini placate dalle onde ricorrenti, dall’ azzurro ammaliante, forte, suadente, musicale, in perpetuo ritorno, quasi a significare un incitamento assiduo d’ispirazione oscillante tra una segreta sensibilità creativa e un mulinare di dimensioni meditative. Potrebbe apparire vacillante, in quella estrema liquidità, l’anima dell’artista, ma forte è la luce, intense le colorazioni, vibranti di materia e di intenso impatto ambientale, per cui tutto si ricompone e si armonizza in un canto sublimato, del quale, la voce del mare, è parte preponderante e magnifica. Trani si muove con una fisionomia del tutto personale, che lo contraddistigue e gli fa modulare contenuti espressivi completamente esclusivi, perchè sa cogliere e tradurre in immagini il vibrare di un mondo operativo tutto suo, che rivela, nel “ritrarre marine”, brividi intensi e balenii rarefatti non facilmente percepibili,se non attraverso una lettura attenta di queste opere pittoriche. L’assenza dell’uomo è tutta racchiusa nell’intimo della risacca su spiaggia soltanto apparentemente deserta, perché ovunque si avverte l'”umanità” spirituale sonorizzata attraverso queste variazioni su tema, in cui gli azzurri, ma anche il bianco, il rosa, il verde leggero, acqueo bagliore, il giallo e l’ocra si distendono e si allargano per rendere i pensieri e le voci distesi sulla scia di un’emotività fremente, dell’urto con la quotidianità e l’adesione alla natura.

Non “marine”, ma spazi d’anima in fervore esistenziale, in un susseguirsi di trasalimenti, di scoperte, di emozioni e di travalicamenti in regioni di valori, di ricerca e di intuizioni.
Prof.ssa Giuseppina Scotti

Il mare di Alessandro Trani è un mare mitologico, un mare greco.
Sotto la coltre azzurra della sua superficie, si muovono e vivono gli dei del mare, Poseidone, le Nereidi, i Tritoni, le Ninfe Oceanine.
È un mare solcato da navi invisibili di ignoti marinai, audaci, inquieti, temerari, alla ricerca di fama e di gloria, dalla prora ricurva della barca di Odisseo, dalle carene agili e veloci delle navi vichinghe,che veleggiano verso nuove terre, ancora soffuse delle algide brume del nord, dallo sventurato vascello fantasma dell’Olandese Volante, che naviga a pieno regime, superinvelato nella tempesta, in una folle corsa verso la morte , sempre reiterata…
È la culla di Venere, dispensatrice di bellezza e di amore, è il desiderio di libertà del Minotauro, che lo scruta incessantemente dalle feritoie del castello prigione del Palazzo di Cnosso, è il sepolcro di Icaro il temerario, che ha volato troppo in alto, è il custode dei misteri di Atlantide…
Si odono echi lontani di battaglie navali cruente, catastrofiche, fragori appena spenti di spade schiantate su scudi metallici, gemiti di guerrieri morenti, corpi squarciati da fendenti micidiali, desiderio delirante d’immortalità, nomi di eroi sussurrati per sempre dal vento…
S’intravedono navi sventrate da prore nemiche, piegate sul fianco, imbarcanti acqua, altre speronate e capovolte, fasciami e relitti sparsi ovunque, teste mozzate di guerrieri dalla lunga chioma bionda, bagliori di elmi, armi, scudi, corazze scintillanti nel sole…
Questo mare calmo, sereno, immateriale, senza tempo e senza memoria sembra aver pacificato e risolto ogni oltraggio, contrasto o sofferenza.
Questo mare accoglie in un azzurro, confortevole, pietoso, ultimo abbraccio Ulisse e i suoi fidi compagni, rei di non aver rispettato le leggi divine, veleggiando oltre le Colonne d’Ercole alla ricerca di avventura e di conoscenza.
“…chè dalla nova terra un turbo nacque
che sconvolse del legno il primo canto.
Tre volte i’l fè girar con tutte l’acque,
a la quarta levar la poppa in suso
e la prora ire giù, com’Altrui piacque,
infin che il mar fu sopra noi richiuso”.
Questo il naufragio dell’Ulisse dantesco.
È un mare metafisico, ancestrale, atavico, trascendentale, catartico, eterno e immutabile.
È un mare dello spirito, nel quale è bello perdersi, per ritrovare se stessi.
È un mare assoluto.
È il mare di Alessandro Trani.
Rossana Agostini

Quel mare che rende fratelli
I MARI “UNIVERSALI” DI TRANI
Di Giammarco Puntelli
Critico d’Arte

Avete presente l’emozione che vi può offrire il guardare l’acqua di mare che si insinua nello splendido paesaggio della costa di Tsitsikamma in Sudafrica? Il senso della bellezza, della pace, la presa di coscienza dell’essere vivo in un mondo vivo che ne consegue?
La stessa emozione la si vive abbandonandosi alle visioni delle opere di Alessandro Trani.
In un mondo di conflitti il maestro Trani riporta il senso della bellezza dell’incontro fra lo sguardo dell’uomo e l’incanto della natura, tema che unisce in solidarietà e in magia gli uomini di ogni terra e di ogni tempo. Ecco che la magia dei suoi mari è la magia della costa meridionale del Sudafrica di Nelson Mandela, fra la baia di Plettenberg e la Oyster Bay, sono i mari delle isole Maldive, a sudovest dello Sri Lanka, sono i mari della baia di Ha Long (baia del drago che scende) in Vietnam, sono i mari della costa Giurassica nel Devon in Gran Bretagna, un luogo che è testimonianza di oltre 180 milioni di anni di storia della terra.
Se queste acque, viste da occhi diversi, danno emozioni simili, in queste acque ci scopriamo fratelli, e nei mari “universali” di Trani ci scopriamo fratelli, figli della stessa storia, dello stesso sole e, appunto, dello stesso mare.
Chi ama la natura conosce la bellezza dell’arte, chi ama l’arte conosce la bellezza della natura. Sono luoghi di incanto ipnotico nei quali l’uomo scopre e riscopre il suo animo, la sua coscienza, la sua presenza nel mondo. E in questo sguardo e gesto nasce una nuova parte del proprio essere e nuova energia. E si impara a conoscere le profondità del proprio animo, come nelle acque marine, si trattiene il fiato per immergersi e conoscere meglio una parte della natura che diventa parte della propria esperienza e dunque della propria vita.
Ecco allora che il mare diventa anche pretesto di scoperta, di (auto)analisi, di riflessione su ciò che le acque riflettono. E si scopre la parte più autentica del proprio essere. Come nel “Narciso” di Caravaggio diventa conoscenza (dal latino speculum) e visione compiaciuta di se stessi e soprattutto diventa materializzazione della propria immagine come ne “Las Meninas” di Velazquez conservato a Madrid al Prado, dove lo specchio rivela i reali di Spagna non presenti in altro modo nell’opera.
I mari di Trani sono la visione di stati d’animo che ci coinvolgono e diventano i nostri stati d’animo e i mari della nostra vita, una straordinaria occasione di riscoprirci esseri straordinari in un mondo che l’uomo contemporaneo ha reso confuso.

In occasione della Collettiva d’arte a cura di Giammarco Puntelli, organizzata dalla Galleria Astrolabio (Roma) di Tamara Cibei, dal 20 luglio al 29 luglio 2012, nella Galleria presso il Caffè Bellotti, in piazza della Repubblica 11 a Pontremoli, in contemporanea con le manifestazioni del Premio Bancarella.
Inaugurazione, alla presenza delle autorità, del professor Giammarco Puntelli e di Tamara Cibei, il 20 luglio alle ore 18.

Fra cromatismi raffinati, passaggi tonali, sapienti sfumature, sapidi contrasti di tinte, si sviluppa la pittura di Alessandro Trani, il cui nucleo tematico è il mare. Un mare osservato con intima emozione non solo come elemento naturale, con le cangianti cromie del giorno, delle stagioni, delle latitudini….. ma anche come termine di confronto di situazioni umorali, di interiori riflessioni, di insopprimibile tensione verso l’infinito, di sensazioni diverse, filtrate attraverso la lirica evocazione. La pittura di Trani è poetica trasfigurazione, ove convergono valori e ideali di universale risonanza.
Roberto Perdicaro
Dal Catalogo d’Arte “L’Elite new – Selezione Arte” – Artitalia Edizioni – Varese – Ed. 2013

La metafora del mare apre finestre sull’anima, sul pensiero, sui sentimenti. Splendidi paesaggi marini, ipnotici che lasciano senza parole.
Da Il Pensiero Artistico – Magazine di Arte e Attualità

Alessandro Trani predilige la trattazione figurativa di mari e cieli immensi a perdita d’occhio, una natura incontaminata in cui le nuvole assumono tonalità surreali insieme alla luna, simboli di uno spazio infinito in cui perdersi, vagare senza posa.
Ogni riferimento realistico diviene una immagine che esprime un fermento interiore, che rimanda alla condizione umana del ‘viaggio’ attraverso paesaggi originari e affascinanti, opere in cui il sentimento della natura viene affrontato in modo lirico, come incanto visivo e profonda meditazione sulla visione interiore del colore.
Si ha come la sensazione che le atmosfere della luce mutino insieme agli stati d’animo dell’artista, da un lato i rinnovamenti delle stagioni rendono l’immagine sospesa dell’orizzonte, dall’altro i segni scintillanti del giorno stimolano tremolii della materia pittorica, dal principio del giorno al raccoglimento della sera fino alla penetrante meraviglia della notte.
Al tema del mare Trani ha dedicato l’intera sua ricerca attraverso cieli sereni, chiari di luna, nuvole erranti, atmosfere arieggiate e vedute che sorgono dal ricordo del percettibile, note di una esplorazione che la pittura compie come ammirazione dell’infinito.
Dott.ssa Anna Soricaro

L’ELOQUENZA DEL MARE NELLE OPERE DI ALESSANDRO TRANI
Incantato dalla magia del mare Alessandro Trani ne sa cogliere tutte le sfumature cromatiche e le modulate ondulazioni che aggiungono ritmo e sinuosità agli equilibrati impasti di blu che segnano i confini del cielo e del mare.
Non è il disegno che determina lo stile della sua pittura ma la capacità di stendere il colore che crea suggestiva spazialità e profondità.
Osservando i mari sempre calmi di Trani ci si distacca dalla realtà, quasi si percepisce il dolce mormorio delle onde che diventa musica, poesia. La pennellata veloce, la trasparenza del colore che si dilata nell’azzurro, nel blu dalle tante tonalità, seducono e si dissolvono in giochi di rimandi.
In alcune opere le ampie distese del mare sono illuminate da una pallida, romantica luna, un bianco d’innocenza, di verità di luce, tra cielo e mare. L’anima si adagia in sinfonie per il canto all’Eterno e tutte le tempeste che sconvolgono la nostra vita si rabboniscono in un trionfo d’azzurro.
“… Ma chi è il mare? Chi è quell’impetuoso / essere antico che rode i pilastri / della terra ed è uno e molti mari / ed è abisso e splendore e caso e vento? Lo scopri sempre per la prima volta / se lo guardi, e ti dà quello stupore / delle cose elementari, le belle / sere, la luna, il fuoco di un falò”.
Ecco, i mari di Trani coinvolgono perché hanno lo stesso fascino, regalano quello stesso stupore che Jorge Luis Borges canta nei suoi versi.
Mara Ferloni

I mari di Alessandro Trani si possono definire “il suo rifugio dell’anima”, ovvero quel percorso introspettivo in cui l’artista trova attraverso una ricerca interiore un momento e uno spazio senza tempo in cui tutto si acquieta, i tumulti e le pulsioni si placano in una contemplazione meditativa.
L’immagine che Trani ci regala con i suoi mari è “un traslare la realtà” perché si tratta di “mari sconosciuti”, scevri da qualsiasi riferimento geografico, lontani sia dalla presenza umana, sia da elementi della natura violenti, che turberebbero queste atmosfere di una calma quasi surreale.
In questa cornice surreale c’è senza dubbio una richiamo anche al “primordiale”, proprio per l’assenza di figurazione di qualsiasi altro elemento che non sia lo spettacolo della descrizione del paesaggio marino.
Affascinanti sono le “sequenze di albe e tramonti”, dove l’artista si esalta nell’armonia di sapienti cromatismi che regalano alle opere quel lirismo poetico che ci proietta verso l’infinito.
I mari di Trani sono permeati da un alone di silenzio, che rende queste atmosfere magiche e al tempo stesso oniriche.
Osservando le opere di Trani ci pervade un senso di serenità che appaga l’anima, perché l’artista entra in simbiosi perfetta con il mistero delle meraviglie della natura.
Prof. Claudio Lepri

Ricordi la nostra breve ma intensa conversazione a Grosseto?
Essa ci fu perché un Mare blu era stato emozionalmente dipinto su un Cielo blu;
e in tutto quel blu dai mille colori taciuti nel blu, scaturivano, tersi e puri, il volto e l’anima di colui che quel dipinto l’aveva dipinto col Blu del Mare e con il Blu del Cielo!
Riccardo Battigelli

L’ ATTENTO SGUARDO D’ARTE DI ALESSANDRO TRANI
L’eccezionale capacità emozionale trasmessa all’ osservatore – ed in particolare all’osservatore d’arte, maggiormente condotto ai significati di profondità – si rende qui in un qualcosa che non possiamo che definire come di natura straordinariamente complessa.
In sintesi, Alessandro Trani è un Artista del Mistero.
La sua – e misuriamo le parole – gigantesca capacità di insistenza elegante sulla medesima tematica, di ricollocazione nel tempo e nello spazio di forme a lui già potentemente consuete, ha del sorprendente e dell’insolitamente attraente.
Già altre capaci penne critiche hanno in passato notato come i “mari” di Trani non siano ( o non siano solamente ) distese naturali di raffigurazione, ma vere e proprie estensioni formali di adagiamento dello spirito e di valida dimensione di estetica interiore.
Rinnoviamo in noi questa particolare impressione rammentando però – ripeto – la misteriosa singolarità di scelta, che tende a collocarlo in una particolare nicchia non solo della produzione ma della stessa ricerca pittorica romana.
Il misurato tocco d’arte di Alessandro Trani si evolve prevalentemente su di una prospettiva di lineare orizzontalità, trasmettendo quindi all’immediato alla maggior parte delle composizioni il senso di una ordinata poliedricità.
Elemento che può apparire accessorio (ma è in realtà centralissimo) di questa scelta è una certa universalità della possibilità di collocazione d’opera nell’ambiente; le opere di Alessandro Trani possono coesistere validamente in qualunque contesto di apposizione; in qualunque lettura d’ambiente di carattere sociale, in qualunque volume architettonico e determinazione geografica.
Caratteristica questa presente – e non propriamente frequente – negli artisti che hanno raggiunto autonomia, semplicità e chiaro timbro di fattura d’arte.
I cromatismi di usuale ideazione da parte dell’Artista sono di intelligente conseguenza alla linearità stilistica e formale. Spesso incisivi e diretti, senza però mai divenire troppo massicciamente squillanti, tornano quindi spesso nella concezione del Mare come Idea presente nelle sue opere.
In essi identifichiamo una chiara modalità di eleganza e stile, evidente prodotto del pensiero.
Auguriamo a questo giovane artista di concetto, dal modo di fare umano mai sopra le righe, sempre cortese ed attento, di approfondire sempre più il grande Mistero che rende carico di fascino ogni suo evento di creazione pittorica.
Roma, 26 giugno 2013 Alfredo Maria Barbagallo